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Gli abiti dello stilista sardo Filippo Grandulli rianimano un antico villaggio minerario

Lo sfondo è di quelli che non ti aspetti se pensi alle passerelle sfavillanti dell’alta moda, ma l’impatto è davvero forte: nere silhouette si muovono tra le rovine del villaggio minerario Asproni, un borgo “immerso tra le verdi colline del Sulcis Iglesiente oggetto di un importante intervento di recupero”, racconta all’ANSA lo stilista sardo Filippo Grandulli che ha scelto questo luogo per la sua nuova collezione autunno-inverno 2021/22 riuscendo a mettere insieme 40 professionisti per realizzare un fashion film di 10 minuti e mezzo.

Tema e titolo della collezione rappresentano bene lo stato d’animo di questo periodo in piena pandemia: “Su Feli”, ovvero la rabbia. “Ma esprime anche – sottolinea il designer di moda cagliaritano – quella voglia di rivalsa e di ripresa di quanti si son trovati con un progetto fermo da due anni e hanno dovuto reprimere la propria creatività per via dell’emergenza Covid”.  

Riflettori accesi dunque sul villaggio Asproni di Gonnesa, in località località Seddas Moddizis. “Uno scenario surreale – confessa Grandulli – esempio di architettura mineraria tra le verdi colline del Sulcis Iglesiente”. 
Filippo Grandulli gioca sul non finito con ricami lasciati a metà, gioielli logorati per dare il senso della precarietà.

Al progetto, da una idea di Daniele Coppi, ha lavorato uno staff di 40 professionisti sardi. Sulle note del brano “Bellu” composto dalla dj Marascia il rito della sfilata si compie, dando forma alla voglia di ripartire, di rimettere a posto i pezzi, ricucire gli strappi di un tempo lungo e sospeso, sottratto all’ arte, alla cultura, alla creatività. (di Maria Grazia Marilotti – ANSA). 

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Marras sfila nel complesso Nuragico di Barumini in Sardegna, secondo l’UNESCO tra i siti archeologici i più importanti al mondo

Sfila al complesso Nuragico di Barumini, sito archeologico tra i più importanti in Europa, la nuova collezione di Antonio Marras, che per lo stilista di Alghero tutto il mondo dovrebbe conoscere come l’Isola di Pasqua o Machu Picchu.  Lo short movie, ambientato in uno dei 55 siti italiani inseriti dall’Unesco nella World Heritage List, ha un cast quasi interamente sardo, sempre “con l’intento di dimostrare che in Sardegna si è in grado di realizzare eventi con risorse locali degne dei grandi show di Milano, Parigi e New York”

Anche grazie alla partnership con la Fondazione Sardegna Film Commission della Regione autonoma della Sardegna e al sostegno di Sardegna Teatro, della Fondazione Barumini Sistema Cultura e del Comune di Barumini, che hanno aiutato a trasformare questo sogno in realtà. Sulla strada verso il sito, che fa da passerella, tutte le passioni e gli stilemi di Marras: i tessuti stampati, vellutati, jacquardati e materici, le rose, gli scozzesi, i colori forti come il nero e il rosso, il giallo e il verde, ma anche le paillettes, i tulle, le piume, i ricami e gli strass sparsi in abiti iperfemminili dallo stile volutamente un po’ retrò ma non nostalgico, fatto di volumi strizzati in vita, ma poi ampi e svolazzanti. Per lui, invece, completi in gessato o in patchwork ricamato e felpe con scritte in sardo. 
Tutti insieme, uomini e donne, in un corteo aperto da due bambini, camminano verso questo luogo sacro a chiedere l’intercessione alla dea del luogo per la fine della pandemia. 
Al tramonto la liberazione, con un ballo collettivo su musica dal vivo di un artista sardo. (ANSA).